Maria Elena - Opera del Cuore Immacolato di Maria

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Maria Elena

Nasce a Udine il 14/5/1901 . Nasce in cielo il 15/10/1981
I suoi genitori sono stati la base della sua vita! Dai loro racconti e dal loro modo di agire, regolava il suo modo di vivere. Dotata di una forte sensibilità, tutto osservava, tutto imprimeva nella sua mente, con il fermo proposito d’imitarli in tutto. Al riguardo Maria Elena confessa: "Sia lodato il Signore che l'esempio è stato buono, perché se loro avessero fatto il male, io non avrei mancato di eseguirlo pienamente; e se fossero stati praticanti veri della dottrina scrupolosamente li avrei seguiti". Di religione non ne sapeva proprio niente, purtroppo in casa non se ne sentiva parlare, per lei vi era solo quel briciolo di segno di croce alla sera e al mattino, e qualche Padre Nostro e Ave Maria. A undici anni riceve la Prima Comunione senza la preparazione sufficiente per il grande Sacramento cui si accostava: sì capiva anche la dottrina, ma così solo a fior di labbra.

Amava la verità. "Quanto avrebbe giovato – dice lei - che mia madre avesse avuta la vera conoscenza della dottrina! Che avesse detto offri a Gesù per diventare più buona, più brava! E se poi si fosse ancora più inoltrata nel spiegarmi: che Lui è morto per noi sulla Croce! Che erano i nostri peccati che l’avevano crocifisso! Chi avrebbe finito di piangere? Ma ahimè! Si vede che dovevo restare nelle tenebre! ed in esse perpetuare per sì lunga data!"
Era incline a dare le sue cose: se qualcuno gliele chiedeva, subito rispondeva con generosità e faceva ciò con tanta semplicità come si porge un fiore.
Era amante del bello in un modo incredibile, con un gusto assai raffinato e imperniato sulla grande semplicità; il più delle volte anche per non spendere troppo gli abiti li confezionava da sola, rimanendo più soddisfatta: sembravano dei veri modelli.
Non c’era giovane che non la corteggiasse.
Il primo dolore lo ebbe sui 17 anni con la malattia della mamma, ricoverata a Bologna per un tumore. Si rivolge così per la prima volta alla SS.ma Vergine venerata nel Santuario della Madonna di San Luca, percorrendo a piedi ogni mattina il tragitto di 5-6 km. per ascoltare la S. Messa e fare la S. Comunione. Mentre chiede con grande fede la guarigione della mamma, accompagna la sua preghiera con il sacrificio – praticato per due mesi, pari alla durata della degenza – di non prendere mai il tram, di vestire con il peggiore vestito e di mangiare pane ed acqua. Non si tratta di pane acquistato ma di soli pezzetti secchi contenuti in una cesta, piccoli rimasugli che la mamma dava ad una donna per le galline. Già da bambina si era manifestato in lei un amore per la mortificazione e per le prove più ardue.
La mamma guarisce miracolosamente senza bisogno di intervento chirurgico. Alla morte del padre, si trasferisce nel 1934 a Roma ove, dopo la sua conversione intorno al 1939, inizia una vita di preghiera e di grande penitenza. Frequenta la Chiesa dei Cappuccini di via Veneto e sul finire della sua vita la Chiesa del Sacro Cuore e la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove si soffermava lungamente, sempre puntuale dietro la porta delle varie chiese essendo la prima alla loro apertura. Fa dei tridui di preghiera e penitenza per tutta l’Italia andando di persona sui posti prescelti e per il mondo pregando da casa per le varie nazioni.

 
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